A porte chiuse difendono il leghista Roberto Calderoli, in Aula ribalteranno il voto. Il Pd, insieme a Fi, Ncd, Lega Nord e Autonomie, nella Giunta per le immunità del Senato ha votato contro la richiesta del magistrato di procedere per istigazione razziale contro il leghista che aveva definito “orango” l’ex ministro Cécile Kyenge. Ora il voto passa all’Aula, ma dopo le polemiche i vertici democratici a Palazzo Madama fanno sapere che probabilmente rovesceranno la decisione votando a favore della richiesta del magistrato. La difesa ha creato non pochi imbarazzi nel Partito democratico: l’eurodeputata ha chiesto le scuse dei colleghi di partito, che sono arrivate nel corso della giornata. Addirittura è intervenuta la presidente della Camera Laura Boldrini: “Condivido la sua amarezza”.
Il leghista in un comizio a Treviglio il 13 luglio 2013 aveva detto: “Quando vedo la Kyenge penso a un orango”. Parole che nel giro di poche ore avevano provocato la condanna di tutte le forze politiche, dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’ex presidente del Consiglio Enrico Letta. Mercoledì 4 febbraio però i parlamentari di Pd, Forza Italia, Ncd e Autonomie hanno cambiato idea e hanno votato contro il processo. “La condanna politica resta”, si è giustificato il capogruppo Pd in giunta Giuseppe Cucca, “però non ci sono le basi per l’istigazione razziale. E il magistrato non può procedere per diffamazione perché non c’è stata la querela da parte del ministro”. La condotta di Calderoli è stata ritenuta insindacabile in quanto coperta dal primo comma dell’articolo 68 della Costituzione, in base al quale “i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. La questione dovrà ora essere sottoposta al voto dell’Aula. Relatore del caso sarà Lucio Malan, di Forza Italia.
Una vicenda simile è successa anche in Emilia Romagna, ma con un risultato diverso. A inizio gennaio il consigliere regionale leghista Fabio Ranieri è stato condannato per aver pubblicato su Facebook un fotomontaggio delle stessa Kyenge con un orango. Ora i gruppi in Regione, dove è stato eletto nei mesi scorsi, chiedono che rassegni le dimissioni. La giunta delle Immunità invece si è appellata all’articolo 68 della Costituzione. “Avevo proposto”, protesta Crimi, “che si procedesse, non sussistendo alcun nesso funzionale tra le dichiarazioni del senatore Calderoli e l’attività politica. La Giunta invece ha rigettato la mia relazione. Eppure a suo tempo Calderoli era stato condannato unanimemente da tutte le forze politiche: dal Capo dello Stato ai presidenti delle Camere e lo stesso Letta (allora presidente del Consiglio) ne aveva auspicato le dimissioni da vicepresidente. E ora tutti pronti a salvarlo, compresa una parte del Pd. Quando in un comizio pubblico si fanno dichiarazioni come quelle di Calderoli, non ci sono scusanti che tengano, meno che mai quella di essere un senatore. Attraversiamo un periodo storico in cui l’attacco politico è sempre più forte, ma non è comunque tollerabile che si sconfini nell’odio razziale e nella discriminazione”.
Dura condanna alla decisione dei colleghi è arrivata dal deputato Pd Kalid Chaouki: “Gravissima la decisione della giunta delle immunità parlamentari. Ci lasciano sgomenti e senza parole le motivazioni dei senatori che hanno minimizzato le frasi razziste di Calderoli derubricandole a mera satira. La condanna politica e morale oggi per noi è un elemento imprescindibile, anche al netto del percorso della giustizia ordinaria. Confidiamo in una presa di posizione netta del Senato affinché si corregga l’errore prodotto dalla giunta”. Sulla questione interviene anche il presidente dell’associazione Articolo 21 Stefano Corradino: “E’ inaccettabile la strumentalizzazione dell’articolo 21 della Costituzione, fatta da alcuni esponenti di partiti del centrodestra, per fare rientrare le affermazioni pronunciate dal senatore leghista nella libertà di espressione – dichiara – L’istigazione all’odio razziale non è un’opinione ma è un reato ed è ancora più grave quando a pronunciarlo è un alto rappresentante delle istituzioni”.
Politica
Calderoli definì “orango” la Kyenge, per il Pd non è da processare. Poi ci ripensa
La giunta per le elezioni e le immunità di Palazzo Madama ha respinto, a maggioranza, la proposta di concedere l'autorizzazione a procedere contro il leghista per il suo attacco all’ex ministro nel corso di un comizio. Dopo le polemiche, i democratici pensano di ribaltare la decisione in Aula. Boldrini: "Condivido l'amarezza dell'eurodeputata"
A porte chiuse difendono il leghista Roberto Calderoli, in Aula ribalteranno il voto. Il Pd, insieme a Fi, Ncd, Lega Nord e Autonomie, nella Giunta per le immunità del Senato ha votato contro la richiesta del magistrato di procedere per istigazione razziale contro il leghista che aveva definito “orango” l’ex ministro Cécile Kyenge. Ora il voto passa all’Aula, ma dopo le polemiche i vertici democratici a Palazzo Madama fanno sapere che probabilmente rovesceranno la decisione votando a favore della richiesta del magistrato. La difesa ha creato non pochi imbarazzi nel Partito democratico: l’eurodeputata ha chiesto le scuse dei colleghi di partito, che sono arrivate nel corso della giornata. Addirittura è intervenuta la presidente della Camera Laura Boldrini: “Condivido la sua amarezza”.
Il leghista in un comizio a Treviglio il 13 luglio 2013 aveva detto: “Quando vedo la Kyenge penso a un orango”. Parole che nel giro di poche ore avevano provocato la condanna di tutte le forze politiche, dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’ex presidente del Consiglio Enrico Letta. Mercoledì 4 febbraio però i parlamentari di Pd, Forza Italia, Ncd e Autonomie hanno cambiato idea e hanno votato contro il processo. “La condanna politica resta”, si è giustificato il capogruppo Pd in giunta Giuseppe Cucca, “però non ci sono le basi per l’istigazione razziale. E il magistrato non può procedere per diffamazione perché non c’è stata la querela da parte del ministro”. La condotta di Calderoli è stata ritenuta insindacabile in quanto coperta dal primo comma dell’articolo 68 della Costituzione, in base al quale “i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. La questione dovrà ora essere sottoposta al voto dell’Aula. Relatore del caso sarà Lucio Malan, di Forza Italia.
Una vicenda simile è successa anche in Emilia Romagna, ma con un risultato diverso. A inizio gennaio il consigliere regionale leghista Fabio Ranieri è stato condannato per aver pubblicato su Facebook un fotomontaggio delle stessa Kyenge con un orango. Ora i gruppi in Regione, dove è stato eletto nei mesi scorsi, chiedono che rassegni le dimissioni. La giunta delle Immunità invece si è appellata all’articolo 68 della Costituzione. “Avevo proposto”, protesta Crimi, “che si procedesse, non sussistendo alcun nesso funzionale tra le dichiarazioni del senatore Calderoli e l’attività politica. La Giunta invece ha rigettato la mia relazione. Eppure a suo tempo Calderoli era stato condannato unanimemente da tutte le forze politiche: dal Capo dello Stato ai presidenti delle Camere e lo stesso Letta (allora presidente del Consiglio) ne aveva auspicato le dimissioni da vicepresidente. E ora tutti pronti a salvarlo, compresa una parte del Pd. Quando in un comizio pubblico si fanno dichiarazioni come quelle di Calderoli, non ci sono scusanti che tengano, meno che mai quella di essere un senatore. Attraversiamo un periodo storico in cui l’attacco politico è sempre più forte, ma non è comunque tollerabile che si sconfini nell’odio razziale e nella discriminazione”.
Dura condanna alla decisione dei colleghi è arrivata dal deputato Pd Kalid Chaouki: “Gravissima la decisione della giunta delle immunità parlamentari. Ci lasciano sgomenti e senza parole le motivazioni dei senatori che hanno minimizzato le frasi razziste di Calderoli derubricandole a mera satira. La condanna politica e morale oggi per noi è un elemento imprescindibile, anche al netto del percorso della giustizia ordinaria. Confidiamo in una presa di posizione netta del Senato affinché si corregga l’errore prodotto dalla giunta”. Sulla questione interviene anche il presidente dell’associazione Articolo 21 Stefano Corradino: “E’ inaccettabile la strumentalizzazione dell’articolo 21 della Costituzione, fatta da alcuni esponenti di partiti del centrodestra, per fare rientrare le affermazioni pronunciate dal senatore leghista nella libertà di espressione – dichiara – L’istigazione all’odio razziale non è un’opinione ma è un reato ed è ancora più grave quando a pronunciarlo è un alto rappresentante delle istituzioni”.
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Roma, 8 feb. (Adnkronos) - "Se fosse confermata la notizia del commissariamento di tre aziende municipalizzate su quattro del Comune di Bari, si avrebbe la dimostrazione della gravità, dello 'stato di emergenza' sul fronte della legalità in cui si è trovato il capoluogo pugliese. Anni e anni di silenzi e omessi controlli. Il sindaco Decaro deteneva la delega alle municipalizzate: dove era quando la mafia si appropriava della gestione di queste società pubbliche come un cancro? Ci sono responsabilità politiche pesantissime. Se confermata la notizia delle società, avremmo l’ulteriore dimostrazione della cura e dell’attenzione del Governo verso Bari e i baresi: il commissariamento di tutto il Comune avrebbe delle conseguenze disastrose e il bollino rosso delle infiltrazioni mafiose verrebbe posto, così, senza investire tutta la comunità”. Lo affermano i parlamentari pugliesi di Forza Italia Dario Damiani, Rita Dalla Chiesa, Andrea Caroppo, Giandiego Gatta, Vito De Palma, Giorgio Lovecchio e Antonio Trevisi.
Roma, 8 feb. (Adnkronos) - "L’oltraggio ai caduti è un atto vile che vuole seppellire ancora la memoria. Ricordare le vittime italiane è fondamentale per costruire un futuro di pace tra i popoli. Non possiamo permettere che la storia venga distorta, dimenticata e oltraggiata. Ferma condanna per l’ignobile atto di vandalizzazione della foiba di Basovizza". Così il ministro del Turismo, Daniela Santanchè.
Roma, 8 feb. (Adnkronos) - "Basta con questi atti brutali, provocatori e intolleranti. La memoria delle vittime delle foibe deve essere rispettata, i morti si ricordano e si piangono. È particolarmente odioso dover ancora una volta constatare che qualcuno a ridosso del Giorno del Ricordo tenta di speculare e di scavare ancora solchi ideologici. Pochi vandali non rovineranno la solennità della cerimonia di lunedì a Basovizza né incrineranno oggi l'inaugurazione della Capitale europea della cultura a Gorizia-Nova Gorica". Lo afferma Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd.
Roma, 8 feb. (Adnkronos) - "La vicenda Lo Voi ci rattrista profondamente. Perché la Procura di Roma ha inserito atti riservati dei Servizi segreti in un fascicolo giudiziario? Non possiamo immaginare che si tratti di una ripicca per la famosa vicenda dei voli di Stato da 13mila euro a tratta negati al procuratore di Roma. Non è possibile. Ma allora perché agire in maniera così maldestra? Bisogna valutare con serenità la prosecuzione della permanenza di Lo Voi alla guida della Procura di Roma. Ha competenze su organi istituzionali i cui segreti potrebbero essere ulteriormente divulgati. Io credo che dovrebbe essere Lo Voi stesso a trarne le conclusioni. E se il Csm fosse un organo libero e autorevole dovrebbe occuparsene con immediatezza". Lo afferma il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri.
"Quali che siano le valutazioni che si faranno in futuro, allo stato -aggiunge- non c'è una condizione di sicurezza per servizi dello Stato fondamentali le cui sedi centrali sono a Roma e quindi raggiungibili dalle competenze del procuratore Lo Voi. Poi ricorrono sempre condotte inquietanti di alcuni giornali stranamente sempre in possesso delle giuste notizie, sia che si tratti della super procura antimafia sia che si tratti dei Servizi segreti. La libertà di stampa è un caposaldo della Repubblica, ma a volte ci si può interrogare sulla natura reale di alcune testate spuntate all'improvviso con enorme dispendio di risorse visti i bilanci passivi. C'è poi da riprendere la vicenda della super procura antimafia, ovverosia dello scandalo De Raho e Striano. Anche in questo caso la competenza è finita nelle mani di Lo Voi, che probabilmente non appaiono quelle più adatte. Dobbiamo riprendere l'iniziativa nella commissione Antimafia. Il Parlamento deve difendere istituzioni fondamentali e principi di diritto che sono baluardo stesso della democrazia”.
Roma, 8 feb. (Adnkronos) - “Dal mancato scioglimento del Comune di Bari trapelano comunque elementi di interesse dell’Antimafia: perciò, durante il prossimo Ufficio di presidenza, chiederò l’audizione in commissione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. È un passaggio imprescindibile perché la notizia del commissariamento di tre delle quattro aziende municipalizzate del Comune è un campanello d’allarme serissimo”. Lo afferma Mauro D’Attis, deputato di Forza Italia e vicepresidente della commissione Antimafia.
Roma, 8 feb. (Adnkronos) - "L'oltraggio compiuto al monumento che ricorda i morti della Foiba di Basovizza dimostra l'abisso morale e umano di chi ha perpetrato quel gesto vile". Lo afferma Piero Fassino, deputato del Pd e vicepresidente della commissione Esteri della Camera.
"La Giornata del Ricordo, che si celebra il 10 febbraio di ogni anno, è stata istituita dal Parlamento all'unanimità -ricorda-proprio per riconoscere una tragica pagina di storia italiana per troppo tempo rimossa e per restituire onore e giustizia a chi ne fu vittima. Non sarà l'azione scellerata di qualche nostalgico a offuscare il valore di un ricordo in cui tutti gli italiani possono riconoscersi".
Roma, 8 feb. (Adnkronos) - "È vergognoso e inaccettabile che alla vigilia del Giorno del ricordo, una ricorrenza tragica e dolorosa per il nostro Paese, qualcuno scelga di istigare all’odio e alla violenza con un ignobile atto vandalico. La Foiba di Basovizza è un luogo che merita il rispetto di tutti. Oggi, più che mai, dobbiamo riaffermare con forza il nostro impegno perché sia tramandata la verità storica e per rendere omaggio alla memoria delle vittime delle foibe troppo a lungo relegata nei bassifondi della storia”. Lo afferma il ministro per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati.